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Alexander Langer e il dissenso: testimonianze

«Chi era Alexander Langer?» Rispondere a questa domanda può forse risultare difficile anche per chi
conobbe più da vicino lo statista e intellettuale sudtirolese, figura centrale del tardo Novecento italiano,
tedesco ed europeo. Ripercorrere le fasi di sviluppo del suo noto modello di convivenza interculturale è
probabilmente il modo migliore per riuscirvi.
In questa sede sarà possibile ascoltare una selezione di voci di chi ha studiato, conosciuto o collaborato con Langer tra il Sudtirolo scosso dalle questioni interetniche e la Firenze animata dai movimenti catto-progressisti, i due luoghi in cui, a partire dai primi anni Sessanta, il modello interculturale italo-tedesco e poi paneuropeo di Langer si è formato e successivamente affinato.

 

Vanna Boffo, Direttrice del Dipartimento Forlilpsi

Vanna Boffo PhD., Professoressa Ordinaria di Educazione degli Adulti, è Direttrice del Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze dal Novembre 2021. Si occupa di pedagogia del lavoro e dei processi di costruzione e formazione delle professioni educative, formative e di cura.

 

In base alla Sua conoscenza diretta o indiretta, da quale retroterra sociale, politico e anche culturale si è sviluppata l’istanza di riforma ecclesiastica e sociopolitica negli anni Sessanta fiorentini? 

A Suo giudizio, come si possono collocare i movimenti di quel periodo nell’ampio panorama del dissenso sociopolitico del secondo dopoguerra italiano? Quali interessi e quale intento di riforma sociale e civile accompagnarono, secondo Lei, la carriera universitaria di Alexander Langer, all’interno di quei movimenti che nel frattempo si andavano formando?

 

Bruna Bocchini Camaiani, Università degli Studi di Firenze 

 

In base alla Sua conoscenza diretta o indiretta, da quale retroterra sociale, politico e anche culturale si è sviluppata l’istanza di riforma ecclesiastica e sociopolitica negli anni Sessanta fiorentini? A Suo giudizio, come si possono collocare i movimenti di quel periodo nell’ampio panorama del dissenso sociopolitico del secondo dopoguerra italiano?
Quali aspetti del côté culturale e sociopolitico fiorentino dell’epoca hanno influenzato l’opera e il pensiero futuri di Langer? Cosa invece ha lasciato Langer a tale contesto?

 

Aldo Bondi, Fondazione Don Milani 

Aldo Bondi è insegnante di scuola secondaria. Ha collaborato con  E. Balducci e con la Fondazione Don Milani. Oltre a scritti apparsi su riviste, volumi miscellanei e atti di convegno, ha pubblicato due libri su Alberto Scandone (2012 e 2016) e il recente Dietrich Bonhoeffer e Antonio Gramsci. Compagni di umanità (2022).

Quale ruolo giocò secondo Lei la componente giovanile, ad esempio nei confronti del capitalismo d’oltreoceano? Essa si rifece pedissequamente alle posizioni dei vari don Milani, don Mazzi, La Pira e padre Balducci, oltre che degli altri punti di riferimento, o sviluppò nel tempo una sua linea ideologica autonoma?

Cosa è rimasto di quell’esperienza nell’odierno panorama culturale fiorentino? A Suo giudizio, si sarebbe dovuto e potuto fare qualcosa in più, o forse qualcosa di meno?

 

Cristoph Franceschini, giornalista, autore e documentarista

Cristoph Franceschini è giornalista, autore e documentarista. Ha studiato storia, filosofia e scienze politiche all'Università di Innsbruck. Ha lavorato dal 1996 al 2013 come redattore politico per la "Neue Südtiroler Tageszeitung". Oggi scrive per il portale online bilingue SALTO. Ha pubblicato libri di inchiesta su scandali politici e economici e sui servizi segreti.

 

Crede che l’uso del linguaggio abbia giocato un ruolo nella riforma sociale e politica dell’opinione pubblica sudtirolese, di quella italiana e di quella europea, che Langer mise in opera? Se sì, come?
Ritiene che l’operato di Langer per l’evoluzione culturale (non solo) del Sudtirolo dovrebbe essere rivalutato, ad esempio con altri testi e/o produzioni multimediali oltre a quelli già disponibili?

 

Renate Mumelter, giornalista e addetta stampa, cofondatrice della Scuola di cinema Zelig

Renate Mumelter è giornalista ("Deutsches Blatt" dell'Alto Adige) e addetta stampa del Comune di Bolzano. Ha collaborato con Rai Südtirol, FF, Neue Südtiroler Tageszeitung e altre riviste. E' co-fondatrice della scuola di cinema ZeLIG, insieme a Sabine Gruber e curatrice del lascito letterario di Anita Pichler.

 

Come ha avuto modo di evolvere il panorama culturale sudtirolese dopo il Sessantotto e l’opera di Langer? Quali altre figure hanno contribuito a svilupparlo, come o anche più di Langer stesso? Ritiene che tale sviluppo abbia ancora margini? In quale modo riviste come gli Sturzflüge e altre occasioni di espressione e aggregazione culturale proseguirono tale opera di riforma culturale nel Sudtirolo degli anni Settanta e Ottanta?

Ultimo aggiornamento

15.09.2023

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